sabato, 13 Dicembre 2025

Nelle sale di dialisi, dove ogni giorno centinaia di persone combattono silenziosamente per la propria salute, la notizia delle presunte tangenti legate al settore sanitario è caduta come un fulmine a ciel sereno. Per chi vive la dialisi tre volte a settimana, legato a una macchina che gli purifica il sangue, scoprire che dietro a questo mondo di sofferenza ci possa essere profitto illecito ha generato sdegno e delusione profonda.
«È disgustoso pensare che qualcuno possa arricchirsi sulle nostre vite», commenta un paziente mentre attende il suo turno al centro dialisi di Roma.

«Noi ci affidiamo ogni volta ai medici e agli operatori con totale fiducia. Sapere che qualcuno, nei piani alti, usa quel sistema per guadagnare soldi in modo disonesto fa male. È come se si sporcasse la fatica di tutti.»
Secondo quanto emerso dalle indagini, alcuni appalti per la fornitura di materiale medico e apparecchiature sarebbero stati pilotati tramite un intreccio di mazzette, favoritismi e contratti gonfiati. Un sistema che, se confermato, avrebbe inciso non solo sulle casse pubbliche ma anche sulla qualità dei servizi offerti ai malati di insufficienza renale. Le prime stime parlano di milioni di euro di tangenti e di strutture che, pur di risparmiare, hanno ridotto il personale o tagliato sulla manutenzione delle macchine per la dialisi.
Mi dice Cecilia, moglie di un dializzato: «Non si tratta solo di soldi pubblici. Qui è in gioco la dignità delle persone che ogni giorno lottano per sopravvivere. La dialisi non è un lusso, è una necessità vitale. Chiediamo trasparenza, giustizia e rispetto per i pazienti».

Molti familiari dei dializzati si sentono traditi. Peppino fratello di un paziente, racconta: «Mio fratello torna a casa distrutto dopo ogni trattamento. Pensare che qualcuno possa speculare su quell’esperienza di dolore è inaccettabile. La sanità dovrebbe essere fondamento di fiducia, non di sospetto.»
Le indagini hanno sollevato un problema strutturale più ampio: il modo in cui vengono gestiti gli appalti nel sistema sanitario italiano. La dialisi, infatti, è uno dei trattamenti più costosi e continuativi a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo un rapporto recente, un paziente in dialisi costa allo Stato in media oltre 40.000 euro l’anno. Questo spiega perché il settore sia spesso terreno fertile per il malaffare e l’interesse economico.
Molti esperti del settore sanitario sottolineano che non si tratta di casi isolati, ma dell’ennesimo sintomo di un sistema che necessita di controlli più rigorosi e di una cultura dell’etica pubblica più solida.
Nei reparti, intanto, il clima è teso ma anche unito. Molti pazienti, pur indignati, scelgono di non perdere la speranza. «Noi continuiamo a curarci perché non possiamo fare altrimenti», dice un altro malato. «Ma vogliamo che qualcuno ascolti la nostra voce. Non siamo numeri sulle carte degli appalti, siamo persone.»
La magistratura continua a indagare, con perquisizioni e audizioni in diverse regioni. Gli inquirenti promettono tempi rapidi e massima trasparenza, mentre il Ministero della Salute ha annunciato un tavolo tecnico per rivedere le procedure di gara e introdurre nuovi meccanismi di controllo.
Al di là dei tribunali, però, resta una ferita morale difficile da rimarginare. Uno scandalo che tocca il cuore stesso della sanità, dove il confine tra cura e profitto non dovrebbe mai esistere. Come ricorda un paziente: «La dialisi è vita. Farla diventare un affare è un insulto per tutti noi.»

Nicola Incampo

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